Il gong

Momenti di ricerca

Wu-wei

Watanabe Shiko, Salice in un paesaggio invernale (1730 circa, British Museum di Londra

Il principio è illustrato dalla parabola del pino e del salice sotto la neve. Il ramo del pino, essendo rigido, si spezza sotto il peso, ma il ramo del salice si piega sotto il peso e la neve scivola giù. Specifichiamo che il salice è elastico, non floscio. Wu-wei è lo stile di vita di colui che segue il Tao, e deve innanzitutto essere compreso come una forma di intelligenza – cioè, di conoscere i principi, le strutture, le tendenze delle cose degli uomini e della natura così bene da poter usare il minimo quantitativo di energia nel trattare con esse. Questa intelligenza non è semplicemente intellettuale; essa è anche la intelligenza “inconscia” dell’organismo tutto e, in particolare, la saggezza innata del sistema nervoso. Wu-wei è una combinazione di questa saggezza con il seguire  la via della minima resistenza in ogni azione. Essa non è il mero allontanamento dello sforzo. Nel judo, per esempio, si fa uso dei muscoli, ma soltanto al momento giusto, quando l’avversario è fuori equilibrio o si è sbilanciato troppo. Ma anche questo sforzo possiede una particolare qualità di non-sforzo che viene chiamata ch’i che equivale più o meno al sanscrito prana: un’energia associata con il respiro.
Proprio come l’acqua segue la forza di gravità e, se imbrigliata, riesce a trovare un nuovo sbocco, così il wu-wei è il principio secondo il quale la gravità costituisce energia, e i Taoisti trovano nella gravità un flusso costante che può essere usato nello stesso modo del vento o la corrente.

Da Alan W. Watts, La via dell’acqua che scorre, Astrolabio-Ubaldini Editore 1977