Il gong

Momenti di ricerca

Un alfabeto senza parole

Bassorilievo raffigurante una cerimonia sacra dalla Tomba di Kheruef (Luxor, Necropoli Tebana, XVIII Dinastia circa 1300 a.C.)

Nell’Egitto preistorico vi erano speciali scuole chiamate scuole di ripetizione. In quelle scuole si davano a date fisse, e in alcune di esse anche tutti i giorni, delle ripetizioni pubbliche, in forma condensata, del corso completo delle scienze insegnate. La ripetizione durava talvolta una settimana intera o anche un mese. Grazie a queste ripetizioni coloro che avevano seguito i corsi conservavano il contatto con le scuole e potevano così ritenere tutto ciò che avevano imparato. Alcuni venivano da molto lontano per assistere a queste ripetizioni e ripartivano con un sentimento nuovo della loro appartenenza alla scuola. Nel corso dell’anno c’erano giornate speciali consacrate a ripetizioni molto più complete, che si svolgevano con una solennità particolare e questi stessi giorni prendevano un senso simbolico. […] Tutto aveva, in queste ripetizioni, il proprio senso così come le feste e tutti i simboli religiosi, ma il loro significato è stato perso da molto tempo.1

Le posizioni e le attitudini rituali delle danze sacre che accompagnavano i servizi nei templi di ripetizione, rappresentate in alcune tombe e antichi templi egiziani, ci fanno comprendere che queste posture sono un vero alfabeto senza parole, una sorta di linguaggio simbolico.

Un primo significativo esempio lo troviamo nell’arte statuaria e nei geroglifici egiziani, dove una particolare postura delle braccia sollevate a “L” viene spesso raffigurata. Tale attitudine rappresenta un simbolo del Ka, il secondo corpo. Talvolta questo segno, questa specifica attitudine si trova incisa su una finta porta che prospetta sul santissimo santuario del tempio. Questo significa che ciò che è nel cuore di questo sacro regno non è accessibile all’organismo fisico planetario, ma è accessibile soltanto al secondo corpo, a qualcosa di molto più fine del me ordinario, più fine delle nostre abituali percezioni.

Statua funeraria di Hor con il simbolo del Ka (Museo Egizio del Cairo, XIII Dinastia circa 1775 a.C.)

Un altro esempio è il segno/geroglifico denominato Ankh, che significa la Vita, l’energia della Vita eterna. Molteplici raffigurazioni mostrano come la Vita eterna, attraverso il nutrimento esserico della respirazione, viene assorbita e trasmessa a noi dalle Forze Superiori (gli Dei egiziani sono ciò che potremmo chiamare le Forze o Influenze Superiori). Nel Libro dei Testi delle Piramidi è scritto: Ti nutrirai del nutrimento degli Dei di cui si nutrono essi stessi.

Bassorilievo raffigurante Ramses II che riceve il dono della Vita dal dio Horus (Museo del Louvre di Parigi, dal tempio di Abydos, circa 1275 a.C.)

Un ulteriore esempio è rappresentato dal rituale della pesatura del cuore al momento della morte.
In queste scene la Coscienza Sacra, la Coscienza morale oggettiva è simboleggiata dal cuore (il cuore spirituale) che viene pesato con la misura della piuma della Verità (Maat). Il tutto si compie sotto lo sguardo delle divinità, la Coscienza oggettiva. Al momento della morte niente deve pesare sulla nostra coscienza, essa dev’essere leggera come una piuma per permetterci di risalire verso i mondi superiori.

Papiro raffigurante la cerimonia del giudizio con la pesatura del cuore (Papiro di Ani “Libro dei Morti”, XIX Dinastia circa 1250 a.C., British Museum di Londra)

[Testo estratto da: Francis Childe, Le scuole di ripetizione nell’Egitto antico. Preghiere e danze sacre (dattiloscritto giugno 2014)]

1. Piotr Demianovich Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio 1976, pag. 336