Il libro Cave in the Snow, al momento non disponibile in italiano, racconta la vita di Tenzin Palmo, una donna inglese nata nel 1943 che in giovane età si convertì al buddhismo e si trasferì in India, intraprendendo un percorso spirituale culminato nei 12 anni passati in isolamento in una grotta sull’Himalaya. Dopo gli anni del ritiro, Tenzin Palmo ha cominciato a viaggiare per il mondo trasmettendo gli insegnamenti del buddhismo tibetano e impegnandosi nella promozione del monachesimo femminile.
Da Vicki MacKenzie, Cave in the Snow, Bloomsbury, 1998
«È così semplice che ci sfugge. Pensiamo che debba essere qualcosa di grande, di spettacolare. Le persone hanno strane idee sull’evoluzione spirituale. Non è uno spettacolo di fuochi d’artificio. È qualcosa di estremamente semplice: è qui e ora. Crediamo che l’illuminazione sia qualcosa di remoto: un evento straordinario che trasformerà tutto una volta per sempre. Ma non è affatto così. È una cosa così semplice che a volte si fatica a vederla. È sotto i nostri occhi, talmente vicina che non la notiamo. Può avvenire in qualsiasi momento. E nel momento in cui la vediamo, eccola! C’è sempre stata, ma il nostro occhio interiore era chiuso.
[…] Abbiamo questa idea che diventare una persona spirituale significhi dover diventare una specie di informe massa cosmica, ed è questo che ci spaventa. Ma non è così, proprio per niente. Non significa smettere di provare emozioni, diventare insensibili. Conservi la tua identità, la tua personalità… solo che smetti di crederci. Nella mente abbiamo tanti nodi che ci tengono prigionieri: quando questi si sciolgono, la vera natura della mente è libera di rivelarsi nel suo splendore. La mente del Buddha non è una tabula rasa: è piena di compassione, gioia e umorismo. È meravigliosamente leggera. È anche molto sensibile, e profondamente intelligente.»
«La consapevolezza è come una tavola da surf. Se sei un surfista non cerchi un lago immobile, ma le onde. Più è alta l’onda, più c’è da divertirsi, no? Milarepa diceva: “Più è grande l’ostacolo, più è vasta la gioia”, perché lui era in grado di cavalcare l’ostacolo, con grande agilità ed equilibrio. Da un punto di vista spirituale, non è vantaggioso essere un coniglio. È meglio essere una tigre. I conigli sono teneri e graziosi, ma non hanno una grande possibilità di evoluzione. Le tigri, invece, sono sfrenate, ma quella energia pura, se usata con intelligenza, è proprio quello che ci serve sul sentiero. Tutti i grandi santi sono persone piene di passione. Solo che non disperdono le loro passioni in canali negativi. Le usano come combustibile per raggiungere l’illuminazione.
[…] Il motivo per cui non siamo illuminati è che siamo pigri. Non c’è altro motivo. Non ci disturbiamo a tornare al presente perché siamo troppo affascinati dai giochi della nostra mente. La vera rinuncia non consiste nell’abbandonare cose esterne, come i soldi, la casa o la famiglia: sarebbe troppo facile. La vera rinuncia significa abbandonare i nostri amati pensieri, il grande piacere dei ricordi, delle speranze e dei sogni a occhi aperti, il chiacchiericcio mentale. Rinunciare a tutto questo e restare nudi nel presente, ecco la vera rinuncia.
[…] La pratica è a portata di mano. Chiunque sia nel sentiero buddhista lo sa, non può non saperlo. E allora come mai non siamo ancora illuminati? Non possiamo dare la colpa a nessuno, se non a noi stessi. È per questo che restiamo nel Samsara, perché non facciamo che trovare delle scuse. Invece dovremmo risvegliarci. Tutto il sentiero buddhista consiste nel risvegliarsi. Ma il desiderio di continuare a dormire è molto forte. Anche se diciamo di volerci svegliare per aiutare tutti gli esseri senzienti, non lo desideriamo davvero. Sognare ci piace troppo.»
[Traduzione di Teresa Albanese]