Il gong

Momenti di ricerca

Haiku per il nuovo anno

Tratto dal libro “La vita del poeta Basho e i suoi haiku” di Keiko Ando Mei e Massimo Mei.

Dismesso un abito
lasciato dietro le spalle
cambio di stagione.
Hitotsu nuide
Ushiro ni oinu
koromogae
Ritratto di Matsuo Basho di Katsushika Hokusai

«Ho i talloni delle calze rotti, come quelli di Saigyō. Nella bellezza dei monti, del mare e dei campi, ho scoperto il mistero della creazione della Natura. Seguendo tracce della Via aperta dei grandi Maestri del passato, che sono Mue1, vado avanti cercando la verità del mio essere. Ho abbandonato la mia casa e non mi interessa il successo esteriore. Non ho nulla in mano perché non ho paura di perdere nulla. In ogni istante rinnovo il mio animo, in ogni momento coltivo il mio sentimento. Che gioia.»

Dopo aver attraversato il monte Kōya2 il 1° aprile Bashō raggiunge la spiaggia di Wakanoura. Il primo tepore primaverile gli ricorda che è giunto il giorno di abbandonare gli abiti invernali per indossare quelli estivi. Infatti secondo un’usanza tradizionale giapponese nel calendario lunare il 1° aprile si tolgono gli abiti pesanti per iniziare a portare quelli più leggeri, mentre il cambio d’abito di stagione tra estate e inverno avviene il 1° ottobre. Anticamente queste due date erano una ricorrenza molto importante e Bashō compie il rituale del 1° aprile semplicemente togliendosi il kimono pesante e gettandolo dietro le spalle per rimanere con quello di cotone che durante l’inverno si indossa sotto l’abito. Nella poesia e nel brano introduttivo, come anche nel semplice e spiritoso atto di togliere l’abito, è scomparsa l’iniziale tensione drammatica verso la vita sentita del poeta. Ora Bashō è libero da ogni attaccamento e la sua espressione è leggera, ma nella leggerezza comunica profondità e ci lascia un’impressione che penetra a fondo.
Generalmente quando l’uomo guarda la Natura ne ammira la bellezza, ma Bashō coglie e percepisce al di là dell’ammirazione, scoprendo nella Natura il mistero della Creazione. Scrive Bashō:

«Nella bellezza dei monti, dei mari e dei campi, ho scoperto il mistero della Creazione della Natura.»

Le sue parole indicano una visione che non deriva dalla semplice osservazione oggettiva della Natura e del mondo. Ma cosa significa la scoperta del mistero della Creazione della Natura? Come è possibile coltivare un profondo contatto con la Natura? Bashō prosegue:

«Seguendo le tracce della Via aperta nel passato dai grandi Maestri, che sono Mue, vado avanti cercando la verità del mio essere.»

Al di là del significato letterale di “senza abito”, il termine Mue indica il liberarsi da ogni attaccamento e restare solo con il proprio essere. Mue significa non attaccamento alle cose del mondo, libertà assoluta. Nel caso di Bashō questo atteggiamento si esprime nel seguire la “Via di Fuga” di Sagyō e Sōgi, nel coltivare lo spirito dell’abbandono dell’ego attraverso cui la poesia si spoglia e purifica da ogni sentimento personale, superando l’individualità ed entrando in una dimensione che si apre a tutti gli esseri.
Nella poesia di Bashō traspare costantemente la pratica dello Zen, una ricerca religiosa che conduce al distacco dall’identità individuale per trovare la propria vera identità unita all’eterno. La purificazione dagli attaccamenti che si stratificano sul sé, come i numerosi strati di abiti che appesantiscono la persona, significa anche il distacco dal desiderio delle cose materiali, dalla fama e dalla gloria. Quando non si ha nulla in mano, come scrive Bashō, si raggiunge uno stato di gioia. Una gioia che non ha una qualità occasionale e momentanea, ma nasce dal profondo dell’anima come il getto ininterrotto di una fonte che scorre in eterno.

1. Mu traduce “nulla” ed e vuol dire che non ha nessun attaccamento alle cose materiali né alla visione egocentrica dell’uomo. Quindi la parola Mue indica uno stato dell’illuminazione, la libertà assoluta.
2. Il monte Koya si trova nella penisola di Kii a sud di Osaka, nella Prefettura di Wakayama. È considerato uno dei luoghi più sacri del Giappone ed è uno dei maggiori centri monastici.