“Ogni malattia è un problema musicale, ogni guarigione una risoluzione musicale. Quanto più breve e tuttavia completa la soluzione, tanto maggiore il talento musicale del medico”
(Novalis, da Introduzione ad “Atalanta Fugiens” di M.Maier)
Così scriveva il poeta romantico tedesco Novalis nel XIX secolo, nella sua introduzione all’opera “Atalanta Fugiens” del medico-musicista-alchimista Michael Maier data alle stampe nel 1617.
Approcciare l’opera di Maier non è semplice, sia per il suo contenuto ermetico sia per la innovativa (per l’epoca) struttura logica della trattazione.
Partendo da quest’ultimo aspetto, l’opera di Maier rappresenta un unicum nel panorama del sapere alchemico (e non solo) in quanto, utilizzando la terminologia contemporanea, rappresenta il primo tentativo di creazione di un’opera multimediale. Infatti la struttura dell’opera consiste in:
- 50 Epigrammi
- 50 Emblemi
- 50 Canoni musicali (fughe)
Il titolo dell’opera fa riferimento al mito greco di Atalanta. Essa, figlia di Scheneo, re di Sciro, era dotata di un’agilità così grande da essere imbattibile nella corsa. Non volendo prendere marito, cedette alle insistenze del padre e promise di sposare colui che fosse riuscito a batterla in una gara di corsa, ponendo come condizione che gli sconfitti fossero messi a morte. Molti furono coloro che si cimentarono nell’impresa, ma solo Ippomene riuscì a spuntarla grazie a uno stratagemma suggeritogli da Venere: durante la gara lasciò cadere in terra tre mele d’oro e Atalanta si fermò a raccoglierle, sciupando tempo prezioso e perdendo la corsa.
Che il contenuto mitologico sia solo un mezzo attraverso cui veicolare l’insegnamento ermetico lo chiariscono gli epigrammi e gli emblemi che si rifanno alla tradizione alchemico-ermetica, soprattutto nei continui riferimenti alla “Gnosi” rappresentata dalla figura di Ermete Trismegisto nell’emblema XXI:
Figura 1 “Il maschio e la femmina divengano per te un cerchio/ Da cui sorga il quadrato dai lati uguali./ Trai da ciò un triangolo, che in ogni parte/ Si muti poi in una sfera: allora la Pietra nascerà./ Se cosa tanto facil non subito afferra la tua mente,/ Pensa alla dottrina del Geometra, e tutto saprai.” (Atalanta fugiens, Emblema XXI)
Oltre a questo aspetto, evidente nel testo anche a un lettore “superficiale”, l’Allegoria permeante il testo è più volte esplicitata dallo stesso autore: solo chi è nella giusta disposizione può tentare di comprendere il messaggio dell’Opera, destinata infatti esclusivamente a chi è in grado d’interpretarla.
Maier usa quindi un modo di scrivere che può dirsi “cifrato”. Tale cifratura non è da intendersi però come la intenderemmo noi, ossia come un codice alfa-numerico, bensì come una “cifratura interiore”, poiché solo chi ha intrapreso un percorso di ricerca consono, di comprensione delle leggi dell’infinitamente piccolo così come dell’infinitamente grande, può penetrare, attraverso un percorso a spirale (la scalata della montagna), il fine ultimo dell’Opera Alchemica, ovvero la Pietra Filosofale che permette la trasmutazione del piombo in oro (o, più profondamente, la capacità di “ottenere” la cristallizzazione del Corpo Superiore).
Ecco un esempio di una pagina dell’opera (Emblema 42):
“La Natura ti sia guida, seguila lieto ad arte:/ Fallirai se
non ti sarà compagna di strada;/ La ragione ti sia bastone,
fortifichi l’esperienza/ Gli occhi tuoi, che possa tu vedere
in lontananza. / La lettura sia una chiara lampa nelle
tenebre, / Perché ti guardi dagli ammassi di parole e cose.”
Non resta che seguire l’invito di Pierre Savourette nel suo “Mutus Liber” del 1677:
“Ora Lege Lege Lege Relege labora et invenies“
“Prega, leggi, leggi, leggi, rileggi, lavora e troverai “
Testo di Matteo Spreafico